giovedì 29 gennaio 2015

Onda d'urto

Scrivo questo post a caldo.
Ho bisogno di sfogarmi, non posso tenermi dentro tutto questo.
Invito le persone sensibili ad interrompere la lettura.

In ospedale con la mia collega di laboratorio. Dirette dal professore che dovrà fornirci i prossimi campioni di analisi, facciamo battute sulla mente sopraffina che ha realizzato delle linee colorate da seguire all'interno del policlinico per consentire un più facile orientamento al suo interno.

Passiamo davanti ad una porta giallo arancio diversa da tutte le altre: mi soffermo a guardarla, è diversa, troppo diversa.
Quando dalla porta esce Lei.
Gli occhi gonfi e rossi, lo sguardo smarrito, i lineamenti stravolti parlano chiaro.
Ma a fugare ogni dubbio ci pensa la sua voce che esce a stento, ma travolge tutti gli astanti come un'onda d'urto.
"Maurizio non c'è più. Non c'è più."

Abbasso lo sguardo, incapace di pensare ad altro, pensando che la nostra vita è talmente breve che non dovremmo concederci il lusso di sprecarne nemmeno un istante.
Continuo a seguire la linea colorata che ci porterà alla meta, tentando di riprendere le fila del discorso che avrei dovuto fare. Forse accelerando un po' troppo il passo, in fuga da quel luogo di morte e desolazione.
Io e la collega ci guardiamo in viso: sembra che siamo state schiacciate entrambe da un treno in corsa.

Maurizio non c'è più.
Ma spero che, chiunque tu sia, riesca a ritrovare in te stessa le motivazioni che ti servono per andare avanti.
Lo spero per te e per tutti noi.

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